Sant’Antioco, 4 giugno 2010
Con il fondamentale, fattivo, entusiasta e polemico contributo di oltre centoventi persone, si è consumata la presentazione de i fenici non sono mai esistiti.
Una partecipazione sì corposa, sia per il numero degli intervenuti sia per l’animoso spessore dei vari contributi, da essi posti sul piano della (anche molto animata) discussione, risulta essere il primo ambito premio per il lavoro di qualsiasi ricercatore, meglio se indipendente da qualsiasi corrente di pensiero.
A fronte di una iniziale, pesante e molto naturale operazione di rigetto, scaturita da una ben sedimentata, monocorde, specifica erudizione (certo, tipica della popolazione della cittadina, per quell’area del suo sapere), pur con proteste vibranti contro la teoria espressa nel titolo, pur anche con plateali abbandoni della sala per una mancata condivisione delle interpretazioni proposte, si è tacitamente convenuto, da parte degli astanti, forse per una marcata scrupolosità che intravvedevasi quale ordito del processo dimostrativo, di dare credito all’autore, andando a verificare di persona il contenuto del suo lavoro.
Il rilascio di una dedica, ai tanti che con serenità, dolcezza o entusiasmo, chiedevano un segno personalizzato, è stato la rappresentazione del secondo ambitissimo premio andato preciso al cuore dell’autore.
Una partecipazione sì corposa, sia per il numero degli intervenuti sia per l’animoso spessore dei vari contributi, da essi posti sul piano della (anche molto animata) discussione, risulta essere il primo ambito premio per il lavoro di qualsiasi ricercatore, meglio se indipendente da qualsiasi corrente di pensiero.
A fronte di una iniziale, pesante e molto naturale operazione di rigetto, scaturita da una ben sedimentata, monocorde, specifica erudizione (certo, tipica della popolazione della cittadina, per quell’area del suo sapere), pur con proteste vibranti contro la teoria espressa nel titolo, pur anche con plateali abbandoni della sala per una mancata condivisione delle interpretazioni proposte, si è tacitamente convenuto, da parte degli astanti, forse per una marcata scrupolosità che intravvedevasi quale ordito del processo dimostrativo, di dare credito all’autore, andando a verificare di persona il contenuto del suo lavoro.
Il rilascio di una dedica, ai tanti che con serenità, dolcezza o entusiasmo, chiedevano un segno personalizzato, è stato la rappresentazione del secondo ambitissimo premio andato preciso al cuore dell’autore.